L’attacco a Malta
L’attacco a Malta
Alla dichiarazione di guerra da parte dell’Italia, il 10 giugno 1940, Teseo Tesei aveva già espresso la necessità di occupare Malta. Difesa da appena trecento uomini e qualche pezzo di artiglieria, l’isola era in posizione strategica nel Mediterraneo ma gli inglesi erano pronti ad abbandonarla.
Con il 1941 la situazione cambia, La Valletta viene fortificata completando una copertura di batterie costiere e antiaeree a difesa del Grand Harbour che aveva un’ampiezza massima di soli 350 metri. Un sistema di riflettori nascosti nelle mura del ‘500 illuminava tutta l’area portuale, l’installazione di un prototipo di radar completava la difesa, mentre le imboccature del porto erano protette da barriere galleggianti e sommerse contro le incursioni sottomarine. La strategia inglese era mutata: difendere l’isola ad ogni costo.
Il capitano di fregata Vittorio Moccagatta presenta il piano d’attacco il 26 aprile all’ammiraglio De Courten: forzare l’ingresso secondario del porto principale con nove “barchini” esplosivi e un Siluro a Lenta Corsa, mentre un secondo siluro attacca la base adiacente dei sommergibili. I barchini vengono trasferiti da La Spezia a Brindisi.
Il 25 maggio, dopo una spedizione esplorativa di due MAS (Motoscafo Armato Silurante) comandati direttamente da Moccagatta, l’incursione viene rimandata per mancanza di navi in rada. Il nuovo piano d’attacco viene stabilito per il 25 luglio. Dalla base di Augusta al tramonto inizia l’avvicinamento del mezzo veloce “Diana”, di sole 1500 tonnellate, che trasporta 9 barchini d’assalto e due siluri a lenta corsa. I due MAS – il 451 e il 452 – portano nei pressi delle strutture portuali i due siluri che devono posizionare gli ordigni esplosivi alle reti sommerse, per dare via libera ai barchini che entrati nella baia avrebbero attaccato le navi ormeggiate.
Ma tutte le batterie difensive inglesi erano in stato di massima allerta e il radar intercettò i natanti italiani a 14 miglia dalla costa. Il Siluro a Lenta Corsa di Teseo Tesei e del Capo palombaro Alcide Pedretti aveva il compito di creare un varco sull’ostruzione del ponte girevole di Sant’Elmo, per non vanificare l’attacco. Fu allora che Tesei spolettò a zero la carica esplosiva immolandosi con Pedretti.
I due MAS di Frassetto e Carabelli si diressero in successione contro il ponte, saltando in aria, mentre gli incursori tentarono di entrare ma furono falciati dal fuoco difensivo. All’alba si alzarono in volo trenta caccia inglesi che individuarono i nostri natanti, difesi da dieci aerei Macchi MC200.
Il risultato fu drammatico: 15 morti, 18 prigionieri, la perdita di due MAS, due siluri a lenta corsa, otto motoscafi siluranti e un motoscafo d’appoggio.
Il vicegovernatore di Malta Sir Edward Jackson, ricordando l’episodio, il 4 ottobre 1941 scrisse: Nel luglio scorso gli italiani hanno condotto un attacco con grande decisione per penetrare nel porto, impiegando MAS e “siluri umani” armati da “squadre suicide”.
Furono conferite 9 medaglie al Valor Militare alla Memoria,13 medaglie d’argento e 7 di bronzo.
Persi in combattimento i comandanti Moccagatta e Giobbe e Teseo Tesei, maggiore del Genio Navale e ideatore del Siluro a Lenta Corsa, il reparto venne affidato al capitano di corvetta Junio Valerio Borghese. Per il reparto di superfice fu designato il capitano di corvetta Salvatore Todaro che riorganizzò e formò nuovi equipaggi che scriveranno pagine gloriose nella storia dei mezzi d’assalto della Regia Marina.